Figura votiva poliviscerale
Figura votiva poliviscerale
Produzione etrusco-laziale
II sec. a.C.
Terracotta
Tra l’inizio del IV secolo a.C. e i primi decenni del I secolo a.C. si diffonde in area etrusca e italica l’usanza di offrire alle divinità ex voto anatomici nell’ambito dei culti della salute e della fertilità.
Si tratta di raffigurazioni di parti del corpo umano, realizzate prevalentemente in terracotta, che erano donate per richiedere la guarigione dell’organo rappresentato oppure per rendere grazie di un avvenuto risanamento, ma anche per invocare la protezione divina sulla fertilità maschile e femminile.
Raramente questi doni votivi comprendevano una raffigurazione completa del torso e della testa, come avviene invece in questo caso. La figura femminile è vestita con una tunica a maniche corte e un mantello che le copre la testa, scendendo ai lati del volto e avvolgendosi intorno al braccio sinistro.
Al di sotto dei seni si apre una fenditura ovale che lascia scorgere i visceri: si riconoscono la trachea, i polmoni, il cuore, il fegato polilobato con cistifellea, lo stomaco, le anse intestinali e, forse, l’utero. È difficile stabilire se gli Etruschi avessero una conoscenza anatomica concreta del corpo umano, ma in questo caso alcuni elementi — come il fegato polilobato, cioè di tipo animale — fanno propendere per l’ipotesi di un’approssimazione dovuta alla conoscenza dei visceri animali più che di quelli umani.